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51° Stramilano
Dopo 5 anni eccomi di nuovo in Piazza Castello per l'appuntamento con la gara di casa. La gara dove ho il maggior numero di partecipazioni e che, sommate a quelle della non agonistica dei 50000, arrivano a superare di gran lunga la metà delle 51 edizioni della manifestazione nata nel '72.

Sole, cielo terso e, con una partenza prevista  per le 8.30,  una temperatura ideale per correre.
Quarta gara in 5 settimane con obiettivo, nemmeno troppo celato, di centrare l'under100 sfuggito a Bologa per un'inezia.
Il percorso, modificato dopo anni di onorato servizio,  mantiene le caratteristiche di gara veloce che permette, una volta eliminato l'imbuto che si veniva a creare in viale Elvezia, la ricerca della prestazione anche a quelli che partono dalle retrovie. Dieci virgola cinque chilometri in un senso e altrettanti nell'altro disegnando una sorta di (semi) tondo sfruttando la cerchia dei bastioni con leggere "asperità" che comunque non possono incidere più di tanto.

51° Stramilano: percorso
Ci siamo, ottoetrentadue e si parte. Pochi metri e, grazie all'ampia sede stradale sono già a ritmo gara. Non troppo distante dai pacer provo a farmi guidare liberandomi dalla preoccupazione di dover fare calcoli ma non troppo convinto della scelta (secondo me un filo troppo veloci) dopo pochi chilometri decido di lasciarli andare e fare di testa mia.
Con un occhio alla strada e l'altro al display del GPS i chilometri passano veloci. Non faccio fatica a mantenere il ritmo spinto anche dal solito effetto pettorale e in più di un'occasione tocca darsi una regolata perché il 4e35/4e36 che ogni tanto viene visualizzato non può portare a niente di buono.
Repubblica, Porta Venezia, 5 Giornate, Ticinese, San Vittore, e arrivati a Conciliazione, via Venti Settembre da percorrere per intero prima del giro di boa posto davanti alla Triennnale.  Ed ecco, poco prima di invertire il senso di marcia, provare lo stesso dolore che solo 7 giorni fa mi ha costretto prima a rallentare e successivamente, per evitare guai peggiori, ad una mesta resa.
Sembra un film già visto ma, fortunatamente, questa volta l'epilogo è differente. Falcata più corta, un ritmo un po' più alto e nel giro di un migliaio di metri torno ad essere (si fa per dire) come nuovo pronto a ripetete quanto di buono fatto bella prima parte di gara. Ne ho,  o almeno credo di averne, e allora niente più calcoli e si va finché ce n'è.
51° Stramilano
Il ritmo è ancora buono e secondo il garmin avrei anche un discreto margine ma che, considerato il tempo intercorso tra il cicalino dei mille metri  la posizione del corrispondente cartello piazzato dall'organizzazione, non lo si può considerare realistico.  

E allora bisogna continuare a spingere sperando che i rapidi calcoli fatti nei pochi momenti di lucidità (🤣) non siano troppo distanti dalla realtà. Calcoli che man mano ci si avvicina alla meta diventando sempre più precisi lasciano inequivocabilmente pochi margini di manovra.
Tocca insistere.
Non manca molto e il confine tra centrare l'obiettivo di giornata e l'ennesimo over è sempre più sottile.  Inutile continuare a chiedere conforto al display del GPS, bisogna raschiare il fondo del barile e continuare a spingere. Ultima curva  Viale Moliere e, sempre troppo lontano, il gonfiabile con lo sponsor in bella vista.
Ci devo credere.
Ultimi metri. Il display è ormai sopra i 100' ma il real-time sicuramente no.
Bello poi,  una volta superato il gonfiabile vedere di nuovo un 3 come seconda cifra e realizzare di esserci riuscito. 

XX Run Tune Up
Da dove comincio ? Dalla fine ovviamente: una manciata di secondi sopra i 100 minuti. M
eglio di Vittuone ma soprattutto nessuna crisi anche se devo ammettere che al 20 ho cominciato a vedere tutti i Santi del calendario. 
Sveglia ad orario improponibile e in appena una trentina di minuti sono parcheggiato sotto il Pirellone pronto a prendere il treno delle 5e40.

Una passeggiata di un migliaio di metri ed eccomi in Piazza Maggiore per le solite formalità: ritiro pettorale, cambio d'abito e consegna borsa al deposito dove ho modo di litigare con la simpatica addetta che non ne vuole sapere di prendere lo zaino se non è nella piccola sacca predisposta dall'organizzazione.  In qualche modo riesco a farci stare tutto (meno male che il meteo non promette pioggia e non mi sono dovuto portare la scarpe di ricambio) e dopo aver consegnato il "pacco" ho solo da far passare il tempo prima di ingabbiarmi in attesa dello start previsto, per la 21k, alle 8 45.
XX Run Tune Up - percorso

Il cielo è coperto ma le previsioni vengono rispettate e del fastidioso vento che ci ha accolto una volta usciti dalla stazione non c'è più traccia.

Otto e quarantacinque e si torna protagonisti. La strada è in leggera pendenza e le gambe ne traggono subito beneficio ma il 4e25 visualizzato dal Garmin non promette niente di buono. Tocca darsi una calmata per non ripetere il risultato di quindici giorni fa.

Difficile non farsi condizionare dagli altri ma bisogna provarci. Vengo superato a destra e a manca ma non me ne curo e vado per la mia strada.  Strada che una volta imboccato il sottopasso nei pressi della stazione ci porta ad uscire dal centro abitato. Niente a che vedere con la versione estiva che si correva a settembre tutta in città. Per me è  tutto nuovo e quello che vedo non è particolarmente interessante e allora cerco di agganciarmi ad un simpatico trenino che sembra alla mia portata. I chilometri passano abbastanza monotoni e le uniche botte di vita sono diversi sovrappassi e sottopassi per superare autostrada e ferrovia. Il trenino al ristoro del decimo me lo perdo e rimasto da solo provo ad andare per la mia strada cercando di mantenere  i 4e45.  

XX Run Tune Up
Due terzi di gara sono ormai archiviati e posso cominciare il mio personale conto alla rovescia. Vittuone sembra lontana anni luce e posso davvero pensare in grande (si fa per dire). Non manca molto e buttando un occhio a quanto visualizzato dal garmin sarebbe anche possibile fare quattro calcoli ma a giudicare dalla differenza tra il Lap automatico e i cartelli posizionati a bordo strada potrei solo ottenere una cocente delusione. 

E allora si va finché ce n'è. Come sempre. 18, 19, 20 manca davvero poco ma io comincio a soffrire più del dovuto. Sono stanco, molto, ma provo comunque ad insistere confortato dal gps e da quanto poco manchi al gonfiabile in Piazza Grande. 

Solito sprint finale ed Endu ad indicare una manciata di secondi sopra i 100 minuti.

Bello poi, leggendo i dettagli della prestazione una volta arrivato a casa, scoprire di aver corso i primi 12km a 4e51, i successivi 6 a 4e39 e gli ultimi 3 e 100 in 4e38.

Alla fine, per come la vedo io, fare 'sta gita ha avuto comunque il suo perché.

19° Mezza del Castello

E a quattro settimane dell'appuntamento di primavera eccomi con un pettorale appuntato sulla maglietta pronto per affrontare,  come è accaduto spesso in questi anni,  la prima competizione della stagione in quel di Vittuone. 

Percorso velocissimo (e non troppo distante da casa), dal costo onesto e con i pacer per raggiungere i propri obiettivi, ingredienti che da anni permettono alla Mezza del Castello di riscuotere un meritato consenso tra i runner della provincia (e non solo).

E arrivati a questo punto della preparazione questa mezza diventa anche un'occasione per ottenere riposte su quanto fatto nei precedenti mesi. E mai come in questo caso ho la necessità di avere  risposte perché dopo un inizio titubante  e un Gennaio sopra le righe (superati I 300 km dopo non so quanti anni) una brutta influenza ai primi di questo mese ha smorzato i miei sogni di gloria (si fa per dire).

Ore nove-zero-due si torna protagonisti.
Solito imbuto che obbliga a prestare un po' di attenzione e dopo qualche centinaio di metri ognuno con i propri ritmi. L'esperienza ma soprattutto l'esito delle ultime uscite dovrebbe permettermi di scegliere la condotta di gara più consona ma come spesso accade, una volta indossato un numero, spengo il cervello e ignorando le avvisaglie vado per la mia strada.

19° Mezza del Castello percorso
Il passo è sotto i 4e40 e non faccio fatica a tenerlo. C'è il sole e la temperatura è perfetta per correre. Qualche chilometro in solitaira e una volta raggiunto dal gruppo dei 100 minuti, che in leggero ritardo ha dovuto recuperare il gap, decido di accodarmi lasciando a loro il compito di fare i calcoli.
I chilometri passano e la facilità di corsa mi illude di poter replicare quanto di buono fatto nella passata edizione quando al giro di boa ho salutato l'allegra compagnia e me ne sono andato.

Al ristoro del decimo il gruppo si attarda a bere e io li stacco arrivando nel giro di un migliaio di metri ad accumulare un discreto margine.

Ma è il classico fuoco di paglia. Ho preteso troppo e ora  a nove chilometri dall'arrivo ecco il conto da pagare. Da lì a poco vengo ripreso e, nonostante il tentativo di rimanere agganciato, dopo qualche centinaio di metri devo desistere e abbandonare il gruppo con cui ho condiviso la prima parte di gara. Inutile insistere anche se di camminare non se ne parla proprio.

19° Mezza del Castello
Navigatore impostato su ritmi più consoni e solita collaudata tecnica del "ancora uno e poi vedo". 
Sono stanco e molto e i secondi aggiunti ad ogni chilometro lo certificano. Ma io insisto cercando, nel frattempo,  di ipotizzare in quanto tempo poter terminare la fatica. Calcoli che ad ogni cambio (in negativo) di ritmo tocca rifare.

Non manca poi molto, tre chilometri, ancora tre chilometri e la sensazione, certificata anche dalla leggera progressione visualizzata dal garmin, che forse il peggio sia passato. Comincio a crederci e con un ultimo mille da manuale riesco a chiudere incredibilmente sotto i 103 minuti.

Vabbè stavolta teniamo buono solo il crono.

 

Firenze (half) Marathon
Che fare quando hai già il treno, hai l'hotel e poiché hai già spostato l'iscrizione dell'anno precedente (pagando altri 20 euro) non puoi ne spostarlo di nuovo ne venderlo? Bella domanda. 

Provare l'impresa (o la follia che dir si voglia) non rientra nei miei piani ma non approfittare del meteo sarebbe un peccato e allora si opta per la mezza anche se fermarsi su Lungarno equivale ad un ritiro ma che, in questo caso, non ha niente a che vedere con quello di cinque anni fa causato da una bandelletta desiderosa di un protagonismo non richiesto.

Sabato dedicato al viaggio, al ritiro del pettorale e, dovendo correre solo metà gara, una cena a base di fiorentina prima di un meritato riposo.

Firenze (half) MarathonSveglia al solito orario improponibile e, dopo aver fatto colazione, in strada destinazione Piazza Santa Maria Novella dove è posizionato il deposito borse. Il cielo è terso ma la temperatura, annunciata da giorni, è sotto lo zero con un percepito che fa rimpiangere la decisione presa e che nemmeno l'effetto stalla, una volta entrati in griglia, riesce a mitigare.

Ma ormai il danno è fatto e tocca farsene una ragione.

Lo start , alle otto e trenta viene dato puntuale ma servono almeno in paio di minutiper arrivare al tappeto che traccia il passeggio di tutti. Il vialone è largo e permetterebbe anche di impostare subito il ritmo ma diversi lavori sulla sede stradale causano più di uno spiacevole imbuto. 

Navigatore impostato sui cinque e si va. O almeno nelle intenzioni perché complice l'effetto pettorale, una volta sgranato il gruppo sono almeno una decina di secondi sotto al desiderato.

Firenze (half) Marathon - percorso
Sto bene e, apparentemente, sto correndo ad un ritmo che mi posso permettere. Capire poi per quanto possa durare è un altro discorso. 

Il sole prova a scaldare la fredda mattinata ma tocca arrivare negli spazi aperti del Parco delle Cascine per trarne davvero beneficio.

Firenze (half) Marathon
I chilometri passano e, grazie alla bella giornata, risultano anche meno noiosi di quanto potessi ricordare. Continuo ad andare in spinta e i parziali dicono che sto limando
ulteriori secondi alla media tenuta prima dell'ingresso nel parco. Comincio a crederci  Davanti, ancora distanti, ho i palloncini dei duecentodieci minuti ma raggiungerli non sembra poi una missione impossibile. E allora tocca provarci.

Aggancio che si concretizza poco prima di Lungarno di Santa Rosa dove il gruppo al seguito dei pacer diventa, complice la larghezza della sede stradale, un ostacolo per chi, avendo solo altri 4 chilometri da correre, si può permettere di sparare le ultime cartucce.

Palazzo Pitti, il Ponte Vecchio tra due ali di gente che incita parenti e amici e un nuovo passaggio sull'Arno dove è posizionato il ristoro dei Venti. Ormai è fatta, solo mille metri. Nessun cedimento, anzi. Venezia sembra distante anni luce. Ultima curva a sinistra, nuovo passaggio sul fiume e alla fine del ponte il tappeto che sancisce, finalmente, la fine della mia gara.

Stanco, davvero stanco ma che soddisfazione vedere poi su Connect 21 parziali.
2° Venice Half Marathon
A soli 7 giorni dalla 10k di casa eccomi di nuovo con un pettorale appuntato sulla maglietta per la seconda edizione della Venice Half Marathon con partenza posta al centro di Mestre. 

Il sabato dedicato a raggiungere Venezia, dove, senza la preoccupazione di dover risparmiare le forze in vista della quarantadue, ho potuto dedicare parte del pomeriggio a girare per le calli prima della tappa obbligata a Parco San Giuliano dove espletare le operazioni di rito (leggi pettorale, sacca gara e maglietta) concludendo poi la giornata con il tradizionale carico di carboidrati e il rientro in albergo per un meritato riposo. 

Solita sveglia ad orario improponibile e alle 6 in strada direzione piazzale Roma dove prendere il bus per raggiungere Mestre. 

La partenza fissata per le nove (posticipata poi di quindici minuti) permetterebbe anche di prendersela comoda ma i camion devono partire prima di noi è quindi diventa tassativo cambiarsi e consegnare la sacca con il cambio entro le otto. E con il sole basso sull'orizzonte, per decidere cosa indossare, tocca fidarsi delle previsioni meteo: canotta. 

Nove e diciassette e si torna protagonisti. Qualche centinaio di metri di traffico intenso e una volta sgranato il gruppo, grazie anche alla sede stradale, si può impostare il navigatore su quanto ipotizzato. Non sono nelle condizioni migliori e ne sono consapevole, pensare quindi, di ripetere la gara di metà febbraio sarebbe folle. 

La giornata è fantastica, sole, cielo terso e una temperatura che conferma la bontà della scelta di correre a braccia scoperte. Il percorso, una volta lasciato il centro si immette su quello familiare della quarantadue fin dentro il parco dove, per ovvie ragioni, deve prendere un’altra direzione e recuperare il gap che ci separa dal cartello dei meno dieci posto poco prima del Ponte della Libertà.  

Non ci sono, o non vedo, i cartelli che scandiscono i chilometri e devo, per adesso, fare affidamento a quanto visualizzato sul display del Garmin: 5'/km come da tabella.

2° Venice Half Marathon - pettorale e medaglia
Il pettorale come sempre fa miracoli ma la tentazione di accelerare lascia il posto, ogni tanto capita anche a me, ad una più saggia condotta. Mi sento bene, le gambe nonostante il sabato da turista rispondono e "girovagare" per i viali del parco risulta meno faticoso di quanto potessi immaginare.

I pacer dei 105' non sono troppo lontani ma una volta persi in partenza tentare di raggiungerli non avrebbe senso.

Lasciato Parco San Giuliano, appena prima del decimo, comincia la parte più "interessante" quella che, nella distanza regina è stata in più di un'occasione, lo spartiacque tra il successo o la disfatta  con  il cavalcavia della ferrovia che assesta il primo colpo e gli interminabili tremilaottocentocinquanta metri di "freedom bridge" che danno il colpo di grazia. 

Ma doverli affrontare a metà di una mezza non è come farlo quando di chilometri ne hai già corso più di trenta. Una sostanziale differenza che fa sembrare la salita del sovrappasso addirittura meno ripida di quanto potessi ricordare ed il lungo ponte, spauracchio per molti di quelli che transiteranno da qui a un paio d'ore, che torna ad essere semplicemente quello che è: un limitato numero di chilometri in mezzo ai 21 di gara.

Treni che attivano gli avvisatori acustici in segno di saluto da una parte, veicoli su ruote dall'altra e noi in mezzo a formare un lungo e colorato serpentone. Venezia è li davanti, sempre più vicina e io, abbandonando quel briciolo di buon senso rimasto, provo ad aumentare leggermente il ritmo. Ne ho ancora, o meglio credo di averne, e quindi pensare di limare un po di secondi di secondi non sembra un azzardo.

2° Venice Half Marathon - percorso
Tentativo che riesce solo parzialmente perché una volta arrivati alle Zattere e affrontato i primi due ponti la brillantezza degli ultimi chilometri comincia a scemare e con essa svanisce il sogno di stare almeno sotto l'ora e quarantacinque minuti.

Tocca prenderne atto e godersi senza troppi pensieri gli ultimi 3 chilometri in un contesto unico al mondo.

Altri quattro ponti prima di Punta Dogana, il ponte provvisorio di barche ad attraversare Canal Grande e il giro in Piazza San Marco che, da solo, vale il prezzo del biglietto. 

Mille metri, ancora mille metri e gli ultimi 8 ponti da attraversare, arrivati a questo punto, senza più calcoli.

Un ultimo sguardo al Garmin  un accenno di volata a limare posizioni e secondi preziosi e il display TDS sul traguardo di
 Riva dei Sette Martiri ad indicare un tempo di una manciata di secondi sotto i 106 minuti.

Viste le premesse, come si fa a non essere soddisfatti ?





18° Mezza del Castello
Foto di Giuseppe Fierro
Cinque anni dopo eccomi di nuovo ai nastri di partenza della Mezza del Castello a Vittuone, una gara ben organizzata con un percorso molto veloce tra le campagne del Parco Agricolo Sud. 

Solita trafila pregara, qualche chiacchera con amici che non vedevo da tempo e, una volta cambiato e consegnato la borsa al deposito, in strada ad abbozzare un riscaldamento che si possa definire tale.

Novezerozero e si parte. I numeri prepandamia sono ancora lontani e i 638 arrivati (su 650 iscritti) lo testimoniano, facile quindi riuscire ad impostare il ritmo già dai primissimi metri. 

L'idea è quella di ripetere la bella prestazione (almeno per me) di Busto ma, in piena preparazione per la 42 di primavera,non so sinceramente cosa aspettarmi. Decido quindi di provarci: limare qualche secondo al chilometro e scendere sotto i cento minuti, obiettivo che nella gara di Novembre mi è sfuggito per meno di un giro di orologio. 

18° Mezza del Castello
Ho davanti i pacer dell'ora e quaranta ma ho l'impressione che siano un po' troppo veloci e quindi vado per la mia strada. Vengo passato a destra e a manca ma sinceramente non me ne curo. La preparazione non sta andando male ma la mancanza di medi (non mi riescono, non mi piacciono proprio) mina le mie certezze. Il passo c'è, le gambe pure ma ripetere quanto successe l'ultima volta sulle stesse strade è più facile di quanto si possa immaginare. Niente di meglio allora che pensare in piccolo puntando a traguardi intermedi. Sono abbastanza costante, il Garmin me lo conferma e al primo ristoro sono in perfetta media.

Secondo step: si punta al giro di boa. Sto bene, i sorpassi subiti stanno diminuendo e sono io, ora, a passare quelli (pochi a dire il vero) che cominciano a perdere colpi. Il nutrito gruppo che insegue il mio stesso obiettivo ha rallentato la sua corsa e ora l'idea di agganciarlo non è poi così insensata. Aggancio che si concretizza al secondo ristoro a ridosso del Castello di Cusago.

18° Mezza del Castello
Sono al giro di boa, tengo botta e provo a scrollarmi di dosso il gruppo appena raggiunto. Ne ho ancora e la voce del pacer che sento sempre più distante lo certifica. Ai due terzi di gara comincia il conto alla rovescia. Sette chilometri, solo sette chilometri e io, confortato da quanto visualizzato dal mio gps, comincio davvero a crederci. Altri sorpassi effettuati, qualcuno subito e raggiunto il quindicesimo senza particolari scossoni non ci sono più scuse: tocca crederci davvero. 

Sono sempre in spinta, o almeno credo di farlo e ad ogni cartello ho come unica preoccupazione quella di fare calcoli sull'eventuale margine. Non manca più molto e devo solo stringere i denti cercando di non strafare conservando le ultime energie per l'unica asperità del percorso consistente nel lungo sovrappasso pedonale sulla via Novara. Sovrappasso che, una volta raggiunto non può più impensierire.

Under 100, missione compiuta. 
A quindici giorni dalla maratona, vai tu ad immaginare che sarebbe saltata, niente di meglio che iscriversi ad una mezza per "saggiare" la condizione indossando un pettorale che, su strada, manca da tre anni e mezzo. Percorso piatto, veloce, non troppo lontano da casa e con un pacco gara (maglia invernale) che da solo vale il prezzo del biglietto, in tre parole la Maratonina (di) Busto Arsizio.

Ritiro pettorale, cambio d'abito e fuori per il riscaldamento abortito ancora prima di cominciare. Quattro chiacchere con l'addetto all'ingresso della gabbia di appartenenza e una volta dentro il piacevole incontro con una amica dei tempi dei cityrunners che non vedevo da anni.

Nove e trenta e si parte. E mo' che faccio, come mi comporto ? In questi ultimi dodici mesi ho come riferimento solo il passaggio al giro di boa sotto l'ora e quarantacinque delle due maratone corse  ma dovendo correre la distanza doppia avevo cercato di usare la testa evitando di strafare. Ma oggi è diverso sono "solo" ventuno e anche se spesso il pettorale aiuta, la linea di demarcazione tra una bella gara ed una clamorosa disfatta mi sembra più sottile del solito. 

29° maratonina di Busto Arsizio
C'è il sole e, considerato il periodo, la temperatura 
mite permette di pensare in grande: si va per i 100 minuti. Tre, quattrocento metri per sgranare il gruppo e, una volta superati i pacer dell'ora e quantacinque punto a raggiungere quelli dello step inferiore. 

Sono addirittura troppo veloce e, con un occhio alla strada e un altro al display del Garmin cerco di limitare i danni: ritmi che ora sembrano facili da mantenere potrebbero presentare, nella seconda parte, un salatissimo conto.

I palloncini dei pacer sembrano essere alla mia portata ma non riesco a ricucire. Giro di boa sulla pista di via Angelo Borri intorno ai 50' appena sopra il preventivato e la sensazione di non riuscire a prendere il treno desiderato. Comincio ad accusare un po' di stanchezza ma nonostante tutto il ritmo non ne risente. Non riesco a essere costante ma sono sempre a cavallo dei 4e45. 

29° maratonina di Busto Arsizio
Ora la distanza da percorrere è minore di quella percorsa e cominciare a fare il conto alla rovescia dei chilometri che mancano aiuta. Sono davvero stanco e comincio e lasciare per strada qualche secondo di troppo, ma sono al diciassettesimo e di chilometri ne mancano 4, solo 4. Continuo a recuperare posizioni e quanto visualizzato dal Garmin non può che compiacermi: la crisi sembra superata e, anche se i palloncini inseguiti fin dai primi minuti sono ormai fuori dalla mia portata, potrei comunque avvicinarmi all'obiettivo prefissato. 

Diciannove, Venti e il passaggio nel salotto buono di Busto prima di una curva secca a sinistra e gli ultimi trecento metri da fare senza più troppi calcoli con il display Endu che visualizza, una volta raggiunto, un fantastico #under101.

Contento ? Avojaaaaa

citylife - tre torri
Due anni, tanto è passato dall'ultima volta in cui mi sono appuntato un pettorale alla maglietta. Avevo dimenticato i riti che contraddistinguono le competizioni: il ritiro del pettorale, le chiacchere con gli amici, la borsa da preparare, la sveglia puntata anche in un giorno di festa. Bello ritrovare un po' di normalità. 

Le previsioni danno (o meglio davano) pioggia dalle undici ma è chiaro fin da subito che se tutto va bene di asciutto ci sarà solo il momento della partenza della 21km prevista per le otto e trenta. Divisi in gruppi da 250 persone con partenze differite di pochi minuti scelgo di partire dal fondo dell'ultima wave (ho un altro concetto di distanziamento...) consapevole di non essere nelle condizioni per ambire ad una prestazione di rilievo. 

Neanche il tempo di salire sulla balconata dei padiglioni di fieramilanocity e un paio di tuoni preannunciano quello che da li a pochi minuti ci terrà compagnia per gran parte della gara. Nel frattempo siamo di nuovo in strada e finalmente posso cominciare ad impostare un ritmo più consono. Gattamelata, Casa Milan (con doveroso inchino) e la sopraelevata su viale Serra che ad Aprile significa 35° chilometro e che ora invece ci porta nel Parco Alfa Romeo e la sua collinetta con il percorso a spirale. Piove, anzi diluvia ma, per una volta in perfetto spirito trail, la cosa non mi infatidisce. 


Salomon Running Top Cup 21km
Non sto spingendo più di tanto, o meglio credo di non farlo, eppure continuo a recuperare posizioni e la cosa non può che farmi piacere anche se non ho la più pallida idea della tenuta. Nel frattempo siamo entrati a QT8 e dopo il giro di pista nel XXV Aprile comincia il divertimento con la montagnetta di S.Siro, uno dei parchi preferiti dai milanesi e non solo, il parco dove allenarsi, dove trovare le uniche salite degne di nota in un luogo piatto come Milano. E a me Montestella piace parecchio. 

Si entra al sesto chilometro e si esce al tredicesimo. Nel mezzo sette chilometri di fatica come non mi capitava da anni. La pioggia continua a non dare tregua e i sentieri sterrati sono al limite della praticabilità ma io contonuo a recuperare posizioni incurante delle pozzanghere che attraverso senza remore (perche perdere tempo a girarci intorno ??). 

Salomon Running Top Cup 21km
Il pettorale come sempre fa miracoli e nonostante i dubbi della vigilia continuo a spingere. Siamo tornati su asfalto per l'ultimo terzo di gara con il rientro al portello, la fiera e il giro dentro il velodromo Vigorelli prima di tornare a CityLife dove ci toccherà affrontare la salita alla Torre PWC dalla inconfondibile sagoma curva. Diciotto piani da scalare quando ormai, al diciannovesimo, le energie potrebbero essere al lumicino. 


Corro ? Cammino ? Come mi devo comportare ? Diciotto piani sono tanti e alternando le due opzioni anche l'ultimo ostacolo viene superato. Sette minuti e undici. Tanto segna il Garmin dal momento che entro nelle torre a quando ne vengo fuori per gli ultimi 2000 metri. Ormai è fatta e nonostante il traffico (le varie gare condividono la parte finale del percorso) provo ad aumentare il ritmo con il GPS ad indicare un 4e29 che non può che farmi piacere. 

Soliti ultimi metri da fare in apnea e un crono finale abbondantemente sotto le due ore con una media di 5e28. Per me è proprio #tantaroba.
48° Stramilano
Ci voleva proprio.  La competizione e il correre assieme agli altri mi mancava ornai da  troppo tempo.

Influenza prima, infortunio poi e il mio già misero calendario in questo 2019 non è nemmeno partito.

Il meteo promette da giorni una giornata fantastica da aprile inoltrato e consapevole dei limiti dovuti ad una preparazione ancora piuttosto approssimativa decido di approfittare della proroga della chiusura delle iscrizioni e "striscio" la carta.

Treno, metro e in largo anticipo sono in Cairoli dove, da un paio d'anni, è posizionata tutta la logistica della manifestazione. Le previsioni sono rispettate alla lettera e non ci vuole molto a decidere cosa indossare: canotta. L'attesa è sempre troppo lunga ma è la scusa per incontrare  amici che non vedevo da tempo.

Ultima sosta idraulica e con calma mi porto in zona partenza riuscendo pure a sbagliare settore di appartenenza. Soliti minuti di ritardo e  al colpo di cannone del Reggimento Artiglieria a cavallo si torna protagonisti.

C'è traffico (e se non so nemmeno distinguere il colore del mio settore....) e serve molta attenzione per districarsi tra la gente ma non ci vuole poi molto a raggiungere la velocità di crociera.

48° stramilano
Velocità di  crociera che dura giusto il tempo di arrivare all'Arena. Come sempre un pettorale appuntato al petto fa miracoli e come un esordiente mi faccio trasportare dall'entusiasmo pur sapendo che, nelle migliori delle ipotesi, ai due terzi toccherà pagare pegno.

Provo a darmi una controllata, cerco riferimenti (leggi runner) che possono aiutarmi ma il passo di chi mi circonda mi porta comunque ad esagerare.  Non sono impiccato e le gambe rispondono alla grande ma è la tenuta che sicuramente mi manca. La giornata è davvero fantastica, fa caldo ma grazie alla azzeccata scelta dell'abbigliamento e sfruttando le ampie porzioni di ombra regalata dai palazzi lungo i viali non lo soffro più di tanto. Decimo, undicesimo  chilometri e ancora tengo.

Non so ancora per quanto ma  non me ne preoccupo perché ornai è troppo tardi per porvi rimedio. Dodici, tredici, quattordici e la luce inizia a spegnersi. Il conto da pagare arriva puntuale come una cambiale.

Tocca fare di necessità virtu e riprogrammare il navigatore su ritmi più consoni. Ora sono stanco. Davvero stanco ma resisto perché di camminare, oggi, non se ne parla. La distanza ce l'ho. Ancora sei chilometri: un po meno di casa, parco e ritorno.  Poco più di una trentina di minuti e avrò una nuova medaglia da aggiungere alla, ormai, nutrita collezione. City Life, il Vigorelli e finalmente Corso Sempione noioso come sempre. Poco più di tre chilometri che arrivati a questo punto non possono essere un ostacolo. Nessuna accelerazione, non ne ho la forza ne le energie per poterci provare, solo un passo dietro l'altro, fino alla fine.

Di nuovo l'Arena  e gli ultimi interminabili mille metri. Chi mi sta intorno prova lo scatto finale mentre io mi limito solo a contare i secondi  che mi separano dalla finish-line.

Oggi non ne valeva proprio la pena.  
47° Stramilano
E a due settimane dell'appuntamento con la distanza regina niente di meglio che testare la condizione con la gara di casa.  Quella che corro da quando ero bambino, l'unica gara che viene tollerata anche dagli automobilisti milanesi perché in questi quarantasei anni non c'è  famiglia senza un componente o un parente che almeno una volta non l'abbia corsa  (o camminata). 

Otto e trenta in runbase, cambio d'abito e, senza troppa convinzione, poco dopo le nove in strada per abbozzare una parvenza di riscaldamento abortito nel giro di una decina di minuti. È presto, molto presto ma le istruzioni (e l'esperienza della milano21) consigliano di presentarsi ai varchi per tempo. 

L'aria è frizzante ma il sole non fa rimpiangere la scelta di correre in "corto" e una volta entrato in gabbia l'effetto stalla fa il resto. Soliti cinque minuti di ritardo per far defluire la coda dei 50000 e alle 10 35 si parte. 
47° Stramilano

La posizione buona e con un po' di attenzione è un attimo districarsi nel traffico arrivando al primo chilometro, come spesso capita, al di sotto di quanto ipotizzato alla vigilia. Il percorso è veloce e con due sole " asperità" (con pendenza dell'ordine di un paio di punti percentuali) ma con un fondo (pave e lastroni per lunghi tratti) che alla lunga si fa sentire. 

A Roma è andata bene e l'idea di ripetermi e magari fare anche meglio e più di un semplice desiderio. Ci devo provare. Il clima è perfetto e non posso non approfittarne.   Come sempre un occhio alla  strada e l'altro al Garmin e si va. Il treno giusto non l'ho ancora trovato e a costo di correre scoperto vado per la mia strada. I ristori ovviamente ci sono ma considerata la temperatura non ne approfitto per non correre rischi.   

Ventuno al quinto, quarantadue al decimo, una manciata di secondi sopra i sessantatre al quindicesimo. Un orologio svizzero come difficilmente mi è mai capitato.  Il più è fatto ma è ora che arriva il difficile e il ricordo di Vittuone non è ancora stato  rimosso. Ultimi sei chilometri: un  niente in condizioni normali, un'eternità quando si è preteso troppo nella prima parte. 

47° stramilano
Il gruppo con cui condivido la strada da qualche chilometro sembra quello più adatto x l'obiettivo di giornata e cerco di non farmelo scappare. Qualche posizione persa, diverse guadagnate e dopo il Velodromo Vigorelli di nuovo in Corso Sempione per i soliti ed interminabili tremila metri. Diciannove, venti e alla fine di Viale Byron, per la prima volta, non è il parco con l'Arena  Civica la destinazione finale del nostro viaggio. 

Ultimi mille metri, i più duri con la testa che vuole proseguire e le gambe che non ne vogliono più sapere di spingere. Niente più calcoli e il display TDS sempre più vicino con i secondi che improvvisamente scorrono più veloci del solito. Gratificante poi, alla fine dello sprint, mettere a fuoco il "28" come seconda cifra. 
Anche stavolta #tantaroba.
44° RomaOstia
Ed è di nuovo tempo di una capatina nella Città Eterna. Però niente distanza regina.  Questa volta, dopo una cavalcata di ventun chilometri si torna, a distanza di 3 anni, a vedere il mare di Ostia.

Sabato dedicato a raggiungere la capitale, ritirare il pettorale e, dopo un salto ai Fori Imperiali (ma quanto mi manca partire all'ombra del Colosseo ?), carico di carboidrati nel solito e collaudatissimo ristorante romano.

Sveglia da giorno lavorativo e alle sette come da programma giù in metro direzione EUR. È nuvolo ma pioggia e vento da oltre 40km/h non sembrano essersi svegliati per tempo. Saluti di rito e con largo anticipo nella gabbia di appartenenza.

Solo e nessuno da accompagnare. Stavolta la sfida è tra me è il cronometro.
  
Sono pronto (come del resto lo ero già un mese fa a Vittuone) ma il percorso è bello tosto e va affrontato con rispetto perché le salite possono lasciare strascichi. E se quella del campeggio ha un nome che è tutto un programma (heartbreak hill), la prima e l'ultima (poca roba ma al diciottesino) hanno il loro perché.

Nove e quindici si parte. La sede stradale è  ampia  e permette di andare a ritmo già da subito e la discesa impone ritmi che difficilmente mi posso permettere di tenere a lungo.

Giusto un paio di chilometri per trovare il treno giusto e una volta superato il 4° eccoci sulla C.Colombo per una mattinata a nostra completa disposizione.

44° RomaOstia
Il cielo sempre più scuro ancora tiene e da quanto sto sudando capisco che il tasso di umidità deve essere piuttosto importante. Il ritmo è buono: rallento quando la pendenza è contraria, cerco di recuperare secondi quando volge a nostro favore.


Non un mille uguale al precedente. Difficile capire come sto andando; tocca fidarsi dei pacer che mi precedono di una quarantina di metri. I chilometri passano veloci nonostante la monotonia del percorso e in un "attimo" siamo allo spartiacque: la temuta salita del campeggio.

Niente di proibitivo ma lunga, infinitamente lunga. E quando all'undicesimo finalmente spiana ti da giusto il tempo di rifiatare prima di riprendere a salire per il colpo di grazia.  Quattro e quarantasette. Poco, troppo ? Non  ne ho idea. So solo che tocca spingere per recuperare i secondi persi. Nove, solo nove chilometri ma anche se il "peggio" è alle spalle manca ancora troppo per pensare di avere l'under90 in tasca.

44° RomaOstia
Spingere si ma senza esagerare. I pacer sono ancora lì davanti ma è il gruppo che li segue che è più esiguo. Il mare è sempre più vicino e anche se celato dall'ultima "asperità" so che si potrebbe quasi toccare con mano. 

Ora piove. E anche se non invitata la pioggia si è unita alla festa. Giusto il tempo di bagnare l'asfalto prima di lasciare spazio ad un timido sole. Diciottesimo, ultimo mille con pendenza a sfavore ma troppo prossima alla fine per potermi preoccupare.

Manca poco e anche se per l'ufficialità  Ã¨ ancora presto a questo punto difficilmente mi può sfuggire l'obiettivo di giornata. Tocca solo capire quanto sotto. E allora non  resta che lasciarsi alle spalle la prudenza e spingere con quanto ancora resta nel serbatoio. Quattroe8, quattroe1, quattroe1 con il display TDS ad indicare un fantastico (anche se di poco) under89'.
E se non mi sono meritato un'amatriciana oggi, quando ?
14° mezza del castello
Non è la prima volta e probabilmente  non sarà nemmeno l'ultima. Ma mi girano. Dopo tutti questi anni dovrei avere acquisito sufficiente  esperienza per non cadere in questi errori e invece....

Come da tradizione ormai consolidata tocca a Vittuone e la sua mezza aprire il mio personale calendario. Ben oltre i mille gli iscritti (1156 al traguardo) per una gara ben organizzata, con un percorso molto  veloce (200 sotto i 90 minuti) e con un prezzo tutto sommato equo che è  riuscita, in questi anni, a raccogliere un meritato consenso.

Sole, freddo quanto basta e la voglia di abbandonare il tepore del bar ancora non pervenuta. Ma tocca trovarla. E allora cambio d'abito, riscaldamento e appena qualche minuto prima dello start in griglia in attesa dello "sparo".

Ore nove.00 e si parte.  Giusto due, trecento metri per sgranare il gruppo e poi via ad inseguire l'obiettivo di giornata. Sto bene. I giorni di riposo hanno sortito l'effetto sperato e il passo impostato, alla luce di quanto fatto in questi mesi, sembra alla mia portata. O almeno così credo.  

Il trenino agganciato dopo i prini chilonetri sembra quello giusto e a me rimane solo il compito di guardare con un occhio dove mettere i piedi e con l'altro controllare che il ritmo non sia troppo al di sotto di quanto preventivato. I chilometri passano veloci e con il sole, non ancora in grado di riscaldare la fredda mattinata, anche il percorso in mezzo alla  tipica campagna padana sembra  addirittura più bello e io, senza apparente fatica, riesco pure a divertirmi. 

Il ritmo è  sempre bello allegro e il numero di  sorpassi lo testimonia.  Ma poi, del resto, tre, quattro secondi in meno che vuoi che siano ? Niente di piu sbagliato.
14° mezza del castello
Perfetto per i primi due terzi e costretto, mio malgrado, a rivedere i piani appena  dopo il quindicesimo.  Quattromila metri in totale sofferenza dove, ovviamente, vengo sfilato a destra e a manca. 

Due chilometi, solo due chilometri e la voce o meglio le urla  di Roberto, pacer dei novanta, sempre più vicina. Tocca provarci. Meno di nove minuti per  chiudere dignitosamente la gara è arrivare prima del gruppo. Ventesino, ultimo chilometro e l'unica asperità del percorso. Quel sovrapasso pedonale da affrontare senza più calcoli che, nonostante la fatica, non può piu spaventare.
Volata finale e crono stoppato una manciata di secondi sopra gli 89' che, considerate le aspettative, può  solo parzialmente soddisfare.
Stavolta tocca farsene una ragione.
Milano21 Half Marathon - foto "La Repubblica"
Iscritto da maggio per approfittare della tariffa più bassa sono arrivato all'ultima gara del mio personale calendario con piu dubbi che certezze legate unicamente alla testa. Ne stato di forma, ne stanchezza, solo testa. Busto è andata bene, le uscite in questi quindici giorni pure. Niente che non vada bene eppure l'idea  di avere commesso un errore scegliendo di non fermarmi dopo Venezia è più di una semlice sensazione.

Sveglia alle solita ora, colazione degna di tale nome e, alle 7, in macchina direzione Milano. Il cielo è sereno come da previsioni ma un fastidiosissimo vento non promette niente di buono.
Ritrovo in Runbase, cambio d'abito e alle 8 e trenta al piccolo trotto verso la partenza prevista per le 9e15. Tanta gente, davvero tanta gente per una prima edizione che considerato la collocazione sul calendario e  il percorso potrebbe significare PB per molti. Numeri importanti che, con le nuove norme sulla sicurezza , si tramutano in code importanti. 

Milano21 Half Marathon
Pettorale bianco  (che significa prima griglia) e dove, una volta entrato, trovo i due Koala che hanno il compito di accompagnare Ambrosini nel tentativo di infrangere il muro dei novanta. Ed è un attimo decidere di correre con loro consapevole che, come successe alla DjTen di Firenze, con Angelo qualche secondo in meno sul dichiarato è da mettere in conto. 

Ci siamo. Nove e venticinque (in ritardo) e si parte. La giornata è stupenda, e con il sole, Milano sembra anche più bella. Poco pubblico e quelli che sono fermi ai semafori sembrano alquanto indifferenti. Il ritmo,  dopo poche centinaia di metri, è già quello previsto ma per sgranare il gruppo e correre senza preoccuparsi di inciampare  tocca arrivare al giro di boa in Vittor Pisani. Il percorso non è male ed, ovviamente, è un mosaico di tutte le più importanti gare svolte in città anche se, tocca riconoscerlo, certi punti a gruppo già sgranato sarebbero stati consigliabili. 

Il vento ha  diminuito la propria intensità ma quando ce lo si trova contro si fa sentire ma non complica più di tanto la nostra corsa. Le due personali lepri svolgono il loro lavoro egregiamente anche se, come prevedibile, siamo sotto al preventivato. Non faccio fatica e poter scambiare 4 chiacchere con un viso amico aiuta non poco. I chilometri passano e il tempo sembra volare e buttando un rapido occhio al garmin non ci vuol molto a realizzare che i novanta saranno frantumati e anche di molto. 

Milano21 Half Marathon
Al decimo sotto i 42, al quindicesimo sotto i 63. Se tengo potrebbe anche essere la miglior prestazione sulla distanza del 2017. Appunto, se tengo. Non manca ormai molto ma il passaggio dentro parco sempione lo soffro più del previsto e una volta tornati su asfalto perdo il contatto con i compagni di viaggio. Pochi metri, giusto una decina di secondi ma che di fatto non riesco più a recuperare. 

Mille metri forse meno e l'ultima asperità  da affrontare (forse esagero, ma al 20°, se hai tirato, anche un marciapiedi può sembrare il Pordoi)  prima della volata finale senza più calcoli con il display TDS ad indicare una manciata di secondi sopra gli 88.


Non sarà stato SB ma, per quel che mi riguarda, anche stavolta è tantissima roba.