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26° Maratonina di Busto Arsizio
Alla fine un (quasi) disastro annunciato perché a voler guardare dopo Venezia la cosa più intelligente da fare sarebbe stata quella di prendersi una bella sosta per ricaricare le pile. 

Facile dirsi col senno di poi ma quando su Facebook ho visto il post della San Marco dove si  chiedeva la disponibilità per fare i pacer, mi sono candidato immediatamente. 

Correre a Busto mi piace. Il percorso non è di quelli che lasciano il segno ma sono 21k piatti e velocissimi e, considerate le condizioni climatiche del periodo, pensare di ritoccare il proprio PB  non è cosa da escludere a priori. E poi quelli che organizzano lo fanno bene. Buona la logistica, il ristoro finale e bella la maglia invernale che, ogni anno, riescono a regalare ai partecipanti.
26° Maratonina di Busto Arsizio - percorso 
Stanco oltre ogni ragionevole dubbio è consapevole della pessima condizione ho avvisato  chiedendo senza successo di poter spostare obiettivo ricevendo però rassicurazioni dall'organizzazione con un tranquillizzante (!?!?!): "fai quel che puoi".

Riscaldamento, quattro chiacchere con i due soci dei 90' e alle 9.30 pronti a guidare il nutrito gruppo cercando di aiutarli a raggiungere il loro obiettivo.
La sede stradale e ampia e in attimo siamo già a ritmo gara. La temperatura è perfetta,  il cielo è coperto  ma fortunatamente non minaccia pioggia. Sto bene e non faccio fatica, anzi a voler guardare sono quello che mena le danze controllando il garmin e i vari parziali ad ogni i cartello chilometrico  cercando, così,  di togliere dalla testa la vocina che da giorni ripete la stessa domanda "a che km la resa ?".

I minuti passano, i mille pure e anche senza girarmi il rumore dei passi di chi segue ci fa capire che il gruppo è  bello nutrito.  Tra una chiacchera e una risata siamo già al passaggio  sulla pista di atletica dove è posto il tappeto sdam del decimo con una quindicina di secondi di margine.

Tengo botta e i timori di una totale disfatta  coninciano almeno ad attenuarsi. Ne ho ancora e l'obiettivo dei due terzi considerato all'inizio come minimo sindacale e sicuramente alla mia portata. Si prosegue senza tentennamenti e soprattutto mantenendo lo stesso ritmo dei due miei soci. 

26° Maratonina di Busto ArsizioTredici, quattordici, quindici. Ora i chilometri mi sembrano persino più lunghi e mantenere lo stesso ritmo comincia a costare fatica. Uno ancora uno e poi vedo. Sedici. Ancora uno. Diciassette. E qui tocca arrendersi all'evidenza. Devo rifiatare. Saluto la compagnia e alzo  il piede dell'acceleratore. 

Mille metri 40 secondi sopra prima di trovare la forza per spingere di nuovo. Non ho perso molto e i miei soci, o meglio uno dei due, è ancora a portata di tiro. Ci devo provare e ci provo. 

Ancora tre chilometri e il margine che si assottiglia sempre di più.  Mille metri forse meno e una volta imboccato il centro della città la rincorsa è completa. Manca poco. Un rapido  sguardo al garmin indica quello che il display sdam sotto il gonfiabile  da li a poco certificherà. Under 90 per una manciata di secondi che solo in parte attenua la delusione per non essere riuscito a portare completamente a termine il compito assegnato.

Capita, purchè non si ripeta.
14° Mezza di MonzaCome da tradizione, sette giorni dopo il GP di Formula Uno, il tempio della velocità apre i suoi cancelli ad un altro genere di manifestazione sportiva ugualmente colorata ma decisamente meno rumorosa. 

Le previsioni, da giorni, parlano chiaro, inutile aggrapparsi a false speranze, tocca farsene una ragione perchè sarà, nuovamente, gara bagnata. 

In strada prima delle sette e in meno di un'ora sono già parcheggiato sotto la tribuna fronte rettilineo e, come da copione, giusto il tempo di scendere dalla macchina e Giove Pluvio si scatena. Eh già, perchè nella breve storia di questa gara quando piove (questa è la terza volta da quando logistica, partenza e arrivo sono dentro l'autodromo) non si bada a spese.

Fa anche freddo e l'idea di abbandonare una calda e comoda tuta per sostituirla con un paio di braghini e una maglietta estiva non è che che mi vada proprio a genio ma tant'è tocca fare buon viso a cattivo gioco. Ho preso un impegno e intendo rispettarlo. Perchè in fondo ci ho preso gusto: aiutare gli altri a raggiungere il proprio obiettivo.

Partito con l'idea di vedermi assegnato al gruppo dei 95 sono stato invece dirottato sul gruppo più veloce ridotto altrimenti a soli due runners. Un tempo che, considerato quanto fatto in questi mesi dovrebbe essere tranquillamente alla mia portata ma dopo aver fatto incautamente  il "brillante" venerdi sera la possibilità di mollare l'allegra compagnia a due terzi di gara non sarebbe da escludere a priori  riuscendo nell'impresa di rimediare contemporaneamente una figuraccia galattica e una brillante "carriera" stroncata sul nascere.

14° Mezza di MonzaConsegna palloncini, borsa al deposito e controvoglia sotto l'acqua per un riscaldamento alla fine vanificato dal solito posticipo della partenza per i noti problemi di traffico che a Monza, davanti alla Villa Reale, il giorno della gara sono ormai una tradizione.

Ci siamo. Semaforo (come per i bolidi) acceso e qualche minuto prima delle dieci si parte.

Cauti nelle prime battute nel giro di qualche centinaio di metri siamo a ritmo gara.  Ad Alberto tocca il compito di menar le danze ed è lui che si occupa di imporre il ritmo cercando di essere il più preciso possibile. Piove forte, sai che novità, e come se non bastasse c'è pure un po' di vento (ovviamente contrario) a completare il simpatico quadretto.

Prima Variante, curva di Biassono, Variane della Roggia. Curve che ho imparato a conoscere davanti alla televisione. Prima e seconda di Lesmo, Variante Ascari e a metà della Parabolica si entra nel parco imbucando il sottopasso del Rettifilo delle Tribune per i sette, otto chilometri di percorso modificati nella passata edizione che corrono al limite del parco. Chilometri che, per quel che mi rigurda, risultano piuttosto anonimi almeno per il tratto esterno alla cinta del parco. 

Al decimo si passa appena sopra i quarantadue e il gruppo, ancora nutrito, ci fa notare che stiamo tenendo un ritmo un tantino allegro forse ignorando che, a partire dal quattordicesimo quando si torna sul vecchio percorso, sarà difficile per quanti sono al limite mantenere, per la difficoltà del tracciato, gli stessi ritmi e, con la teoria di mettere più fieno possibile in cascina, si continua sulla stessa falsariga dei chilometri appena lasciati alle spalle.

14° Mezza di MonzaViale Cavriga e il suo lungo rettilinea dove per molti comincia la vera gara. Come previsto il passo  non è più lo stesso. si rallenta quando il fondo sale si prova a recuperare secondi quando invece è a nostro favore. Viale Mirabello e in fondo il sottopasso (allagato) della sopraelevata sud ad aprirci le "porte" dell'autodromo per il chilometro scarso neccessario a completare il giro. 

Manca davvero poco e a parte la sorpresa (e gli accidenti) di dover affrontare le scale in metallo rese viscide dalla pioggia del ponte che scavalca la pista (sottopasso impraticabile) c'è solo da scovare le ultime energie per affrontare l'interminabile rettifilo delle tribune. Ora tocca a loro e a noi il compito di incitarli a proseguire. I secondi che mancano allo scoccare dei novanta minuti sono sempre meno ma il margine accumulato dovrebbe essere sufficinete per centrare l'obiettivo di giornata. 

E noi ? In parata e sorridenti per la foto di rito a chiudere una manciata di secondi sopra gli ottantanove.



10° Lago Maggiore Half Marathon - foto Danilo DonadioEd è di nuovo tempo di pettorale. E se fino a qualche anno fa alla prima domenica di marzo corrispondeva l'ultimo test prima della quarantadue capitolina ora, con il nuovo calendario, è semplicemente un altro tassello di quel puzzle chiamato preparazione. Tassello che però ha un sapore particolare: un paio di palloncini blu appuntati alla maglietta e il compito di provare ad aiutare gli altri a raggiungere il loro obiettivo.
Perchè dopo la bella esperienza del 2015 ho deciso di riprovarci ricandidandomi come pacer dei 95 minuti. Un tempo che, considerato l'attuale stato di forma e il risultato di Vittuone, mi potesse permettere di svolgere il compito in assoluta tranquillità.

Sveglia ad un orario che non punto nemmeno in settimana e alle 6.30, ripeto SEIETRENTA, in macchina direzione Stresa dove una decina di minuti prima delle otto è prevista la partenza del "vaporetto" messo a disposizione dell'organizzazione per il trasporto dei runners alla partenza posta a Verbania Pallanza.

Solita trafila tipica di ogni gara e, una volta ricevuti anche i palloncini colorati, in strada la consegna della sacca e un riscaldamento degno di tale nome.
10° Lago Maggiore Half Marathon - percorsoLa giornata è perfetta per correre. Il meteo ci ha graziati e il sole che si è ormai fatto largo tra i nuvoloni grigi permette di mantenere la tradizione che mi vuole nella prima domenica di marzo con le gambette a vista.

Dieci03 e si parte. Siamo in tre a guidare le danze e il gruppo che ci segue è bello nutrito. Il percorso non è dei più facili ma nonostante tutto la LMHM è una gara velocissima. Ma un conto è correre per il crono un altro e farlo per chi vuole provare a raccogliere quanto seminato  portando a casa il risultato.

E non è semplice. Si cerca di limitare i danni (in termine di secondi persi rispetto al 4e29) quando la strada sale e si prova a spingere in po' sull'acceleratore quando invece la pendenza diventa a nostro favore perché, e questa è una certezza, con quello che si perde ai ristori ma soprattutto con quello che si potrebbe perdere nelle due vere "asperita" nell'ultimo quarto di percorso, il tesoretto di secondi che si può accumulare nella prima parte potrebbe essere come manna dal cielo per centrare l'obiettivo.

Il paesaggio aiuta e la prima metà di gara letteralmente vola senza particolari difficoltà con il gruppo che sembra ancora compatto. 10° Lago Maggiore Half Marathon

Siamo a Fondatoce dove è posto il tappeto di Sdam e dove iniziano i quattro km meno "interessanti" del percorso e dove si trovano un paio di salitine che sono solo l'antipasto di quello che ci attende e che, in quelli più "impiccati", lasciano il segno.

Ora quelli che ci seguono sono un po più sfilacciati e per limitare i danni è un continuo volgere lo sguardo al display del Garmin ma al 17 la prima vera salita si sente e tra quelli che sono con noi non si distingue chi abbiamo raccolto da chi non ci ha mai mollato.

Ma ormai ci siamo. Manca davvero poco e lo spettacolo del lago con la vista sulle Isole Borromee non può che distrarre rendendo forse meno duri gli ultimi chilometri. Diciotto, diciannove e l'ultima asperità che, affrontata dopo due anni, sembra effettivamente più dura di quanto la ricordassi. Ma a questo punto non ci si può piu fermare. Tocca raschiare il fondo del barile e trovare le ultime energie nascoste da qualche parte.  Noi lo sappiamo, chi ci segue anche.  Possiamo solo incoraggiarli a non mollare.

E una volta "scavallato" finalmente la lunga discesa che porta al rettilineo finale. Meno di mille metri per centrare l'obiettivo della giornata. E dietro, noi tre in parata, a chiudere una manciata di secondi sotto i 95'.
8° lago maggiore half marathon
Mi ero ripromesso di chiudere la prima parte della stagione con la maratona di casa e, dopo qualche giorno di meritato riposo, limitare uscite e chilometri in attesa di ripartire con la preparazione della 42 autunnale ma poi quando, sul sito della Mezza del Lago Maggiore, ho visto che era ancora disponibile un posto tra i pacer per i novanta minuti mi sono rimangiato quanto spergiurato per giorni e ho inviato la candidatura. Troppo ghiotta l'occasione per tornare a correre per la seconda volta una mezza che mi ha piacevolmente sorpreso per l'organizzazione impeccabile, per lo stupendo panorama offerto dal golfo Borromeo ma soprattutto per il ricordo di un fantastico personale "stampato" nell'edizione passata. E preso dall'euforia ho trascurato solo un piccolo, insignificante particolare: dover correre a passo costante per 21 chilometri a soli sette giorni dalla distanza regina.
Ritiro pettorale, cambio d'abito, consegna palloncini colorati e, dopo il riscaldamento, dietro il gonfiabile in attesa dello start previsto per le dieci.
8° lago maggiore half marathonCielo coperto, temperatura da primi di Marzo e il sole, previsto per nove, che invece non ne vuole sapere di farsi vedere. Ci siamo, si parte e per una volta sono dall'altra parte della barricata. Questa volta sono gli altri che, inseguendo il loro obiettivo, hanno bisogno del mio aiuto. Solita partenza caotica ma non ci vuole molto a prendere il ritmo. Le gambe rispondono bene e la maratona sembra ormai un lontano ricordo. Un occhio alla strada e l'altro al display del mio Forerunner in cerca di conferme che sembrano arrivare con un quattro e 21 stampato su cartello del primo chilometro. Ma non è facile. Per niente facile. E un continuo susseguirsi di aggiustamenti ogni qualvolta il garmin visualizza ritmi non consoni a quanto preventivato. E nonostante l'impegno sono comunque sempre due, tre secondi secondi sotto i quattro e 15. Intra, FondoToce, Feriolo, Pradera. I chilometri si susseguono veloci e senza nemmeno rendermene conto siamo già sul tappeto dei diecimila una manciata di secondi oltre i quarantadue.
8° lago maggiore half marathon
Forse un po' troppo veloce ma, in previsione delle due "asperità" che ci attendono prima dell'ingresso a Stresa, con un "tesoretto" di secondi che alla fine potrebbe rivelarsi assai prezioso. Baveno e la prima salita che sinceramente ricordavo un po' meno "salita" e poi, al quattordicesimo, la seconda asperità degna di nota da affrontare senza troppa preoccupazione conscio di recuperare quanto perso una volta scollinato. Ormai il più è fatto e quella che secondo me è la parte più dura del percorso ce la siamo lasciati alle spalle. Ancora sei chilometri. Tre chilometri in un senso e, dopo il giro di boa, tre in senso inverso per concludere la fatica sul lungo lago davanti all'imbarcadero. Poco più di venticinque minuti e per qualcuno sarà personale.
Alcuni compagni di viaggio hanno allungato, altri me li sono persi ma quelli che ancora mi seguono si preoccupano solo di sapere se abbiamo margine. Diciassette, diciotto, e il secondo tappeto tds sul giro di boa. Ci siamo. Quattro e 15, quattro e 14. Da quando ho scollinato non mi discosto da questi valori e con i secondi accumulati nella prima parte sono tranquillo.
Ultimi chilometri e in lontananza il gonfiabile che si comincia ad intravvedere. Venti, ventuno e finalmente il display ad indicare un tempo abbondantemente sotto i novanta.
Cosa aggungere ? Missione compiuta.